LE ORIGINI DI VENTIMIGLIA

L’origine di Ventimiglia è legata alla genialità della fondatrice, una donna forte, tenace, abile, la nobildonna Beatrice  Ventimiglia.

Nasce da una delle famiglie più potenti della nobiltà siciliana del ‘600. Per strategie di potere è data in sposa al giovane erede di Casa Del Carretto, Girolamo Conte di Racalmuto. Il matrimonio è celebrato il 29 giugno 1610 nella preziosa cornice del  Duomo di Monreale. Riceve in dote dal padre, il principe Giovanni III Ventimiglia, il feudo e territorio di Calamigna.

A Racalmuto, intanto, il Conte è alle prese con una situazione difficile, dispute e contrasti mettono in continuo attrito i sudditi e il Signore feudale. L’epilogo: nel 1622 è assassinato il giovane Girolamo.

Rimasta vedova e madre di due fanciulli, Giovanni e Dorotea, Beatrice matura l’idea di fondare nel proprio feudo di Calamigna un insediamento.

Corre l’anno 1627 e la Contessa, che nel frattempo è investita con Regio privilegio del titolo di Principessa, chiede ed ottiene la licenza per edificare e popolare la nuova “Terra”.

Decide, per dare lustro alla nobile famiglia dalla quale discende, di imporre il nome di Ventimiglia.

Il palazzo turrito, le mura, le abitazioni e le necessarie opere per organizzare la vita della nuova comunità, sono l’oggetto dell’autorizzazione che riceve in data 11 settembre 1627 dal Re di Spagna Filippo IV.

Vantaggiose le condizioni offerte dalla principessa per la costruzione del primo nucleo urbano. Con atti di concessione assegna terre e case ai primi abitanti, provenienti dai centri viciniori.

Dopo un lungo periodo di luci ed ombre, il 20 settembre 1656, ha  termine la vicenda di Beatrice Del Carretto, Principessa di Ventimiglia e Contessa di Racalmuto, inumata per suo volere ai piedi dell’altare maggiore della Chiesa Madre.         

Nomina nel proprio testamento erede universale il nipote Girolamo, figlio dello sfortunato Giovanni, suo primogenito, strozzato,  nel Palazzo Reale di Palermo per aver congiurato contro la Corona di Spagna.

I Del Carretto,  i Lanza ed infine i Requesens,  governano il principato fino al 1778 assicurando discendenza alla dinastia Ventimiglia – Del Carretto. Con la morte di Giuseppe Antonio Requesens, ultimo principe di Ventimiglia, la proprietà di questa “Terra” passa,  attraverso aspre contese e cavilli legali,  alla famiglia Grifeo dei Principi di Partanna, ultima nell’ordine cronologico a possedere il feudo e territorio di “CALAMIGNA”.

L’ ARCHEOLOGIA

Il toponimo “CALAMIGNA”, con il quale ancora oggi è indicato il territorio e l’abitato di Ventimiglia di Sicilia, si riferisce sin dal XV secolo all’omonimo feudo, ma potrebbe ricondursi con tutta probabilità anche ad un periodo antecedente.

Le mie personali ricerche e quelle d’altri appassionati locali, hanno svelato l’esistenza di un insediamento notevolmente più antico, di rilevante valenza storica   archeologica, situato alla periferia nord dell’attuale centro abitato e precisamente in Contrada “Castellaccio”.  Forse l’antica “CALAMIGNA”.

Provativi sono i numerosi reperti (sigilli, monete, monili e oggetti vari) provenienti dal sito che testimoniano le varie epoche sin dai tempi più remoti. Messo al vaglio di esperti di fama internazionale come il Prof. Ewald Kislinger dell’Università di Vienna, esperto del periodo bizantino e Ferdinando Maurici dell’Università di Palermo medievalista, il materiale archeologico è stato considerato di notevole importanza. Al momento i reperti sono allo studio, per la catalogazione e collocazione storica, della Soprintendenza ai BB.CC.AA. Sezione Archeologica di Palermo.

Fra le interessanti monete e reperti, vi è un “Sigillo” bizantino con monogramma di un tal Teodosio probabile funzionario amministrativo. Recentemente un altro importante tassello si è aggiunto al più grande mosaico,  grazie al rinvenimento di un altro sigillo con monogramma, che sicuramente restituirà a “Calamigna” un altro pezzo della sua millenaria storia fatta da circa 20 secoli.

I risultati degli studi fino ad oggi condotti sul sito archeologico, sulla sua esatta identificazione ed ubicazione, hanno fugato ogni precedente incertezza sulla sua origine e natura.  L’Amministrazione Comunale con grande sensibilità culturale si è  concretamente attivata ed a breve inaugurerà il Museo Civico Archeologico grazie anche ad un finanziamento ottenuto dalla Provincia Regionale di Palermo concesso per richiesta dell’Associazione locale scrivente.

La realtà archeologica intorno a Ventimiglia presenta tuttavia una complessità maggiore, perché evidenzia, sulla base di una ricerca di più ampio respiro, una pluralità di siti archeologici, un tempo pure indiscutibilmente abitati e collegati al Nostro da una “via” ideale che correva lungo le pendici del Monte Cane sfociando da un lato verso la costa palermitana e dall’altro  verso la costa termitana. 

I reperti rinvenuti in questi altri siti testimoniano contemporaneità d’esistenza di tutti gli insediamenti in questione. Anche la vita in questi altri insediamenti si è spenta intorno al 1200.

Questo stato di cose è, per così dire, conforme ai parametri d’esistenza del periodo storico, ossia il feudalesimo, che privilegiava zone che per le caratteristiche geo-morfologiche e climatiche favorivano la coltura dei cereali. Tramonta lo sfruttamento capillare del suolo, specialmente nelle zone montane arroccate, anche in quelle che gli arabi sono riusciti a coltivare, grazie alle loro avanzate tecniche. Le campagne militari volute da Federico II hanno poi cancellato definitivamente le ultime sacche di resistenza islamiche. A ciò va aggiunto che parte della popolazione assoggettata contribuì ad allargare i territori a tutto vantaggio dei feudatari.

Fu il tramonto di un’epoca e per molti insediamenti situati nel nostro territorio significò la migrazione della popolazione, che segnò la fine di questi centri abitati.

Tale fu il destino del sito del “Castellaccio” distrutto ed abbandonato nel medioevo, a vantaggio di qualche altro sito sorto nelle immediate vicinanze in territorio più accessibile e fertile.

Bisognerà aspettare quattro secoli per ritornare a ripopolare questa terra.

Questa breve esposizione non ha la pretesa di una dissertazione scientifica e lo scrivente è conscio di non poter trattare in questo contesto gli argomenti accennati in maniera esaustiva.

Si tratta piuttosto della volontà di mettere questa realtà storica, mai presa prima in considerazione, sotto gli occhi di tutti e del desiderio di stimolare l’interesse del lettore, in particolare di quello “calamignaro”,  per condurlo alla scoperta delle proprie radici.

IL TERRITORIO

Nel versante settentrionale della Sicilia, tra le numerose emergenze calcaree, s’innalza maestosamente la catena dei Monti Calamigna.

Alle falde di Pizzo Cascio, una delle diverse vette, in terra aprica e ubertosa, si adagia il paesino di Ventimiglia. Incastonato tra la vegetazione rigogliosa dei suoi olivi ultra secolari, il piccolo centro possiede un territorio meraviglioso di rilevante valore naturalistico ed ambientale, ricco di endemismi faunistici e vegetazionali. Salubre ne è l’aria, purissime le sorgenti, temperato il clima.

L’agro di Ventimiglia si estende su circa 2670 ettari ed è caratterizzato dalla non continuità dei suoi confini. Due sono le isole che ne configurano il territorio, quella del contesto urbano e quella dell’ex feudo Traversa. La bellezza di questi luoghi ed i grandiosi panorami che vi si colgono, lo hanno fatto rientrare nella Riserva Naturale Orientata di “Pizzo Cane”, “Pizzo Trigna” e “Grotta Mazzamuto”, istituita dalla Regione Siciliana con l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio naturale, biologico, genetico e paesaggistico.

Dal punto di visto geopedologico, l’area della riserva, per quello che ci riguarda, si sviluppa su rocce calcaree compatte del Trias Carnico e calcaree cristalline e semicristalline del Lias Inferiore e Medio, talvolta con frequenti noduli di selce.

Fra le tante cavità d’interesse speleologico e paleontologico, nel versante ovest di “Pizzo del Leone” e “Pizzo Cane”, si apre la “Grotta del Leone”, una delle più suggestive di tutta la riserva. Il suo antro di grande dimensioni, che richiama nell’insieme l’effigie del volto del leone, la rende riconoscibile già a grandi distanze. Affascinanti le formazioni stalattitiche e stalagmitiche presenti al suo interno.

La diversità degli habitat, nella maggior parte pedemontani e montani, ha garantito significative presenze faunistiche di particolare interesse, sia per le loro rarità sia per essere presenti nella nostra regione in esigue aree territoriali.

Vi dimorano l’Aquila Reale, il Grifone, il Capovaccaio, la Coturnice, lo Zigolo mucciato, il Gatto selvatico e l’Istrice.

L’areale vegetazionale è vario, distinto da specie naturali e antropogene. Le specie naturali sono costituite da formazioni miste di querce sempreverdi e caducifoglie, sporadici frassini cui si associano rosacee arboree e arbustive. Le specie antropogene sono rappresentate nella maggior parte da colture legnose secolari, quali oliveti e mandorleti, nonché appezzamenti ospitanti colture cerealicole in avvicendamento a foraggere. Esclusiva, per la Sicilia, la presenza di una crocifera vegetante all’interno della “Grotta del Leone”.

L’amante della natura che desidera inoltrarsi, con escursioni e passeggiate in questo straordinario paesaggio incantato, potrà farlo grazie ai sentieri e alle antiche mulattiere che si districano al suo interno.

 

E’ semplice raggiungere Ventimiglia  di Sicilia, diversi sono i percorsi da poter scegliere:

  1. da Palermo con l’autostrada A19 direzione Catania uscita svincolo per Bagheria e proseguire per SP 16 per Baucina e Ventimiglia oppure scorrimento veloce PA – AG (SS. 121), svincolo per Baucina e proseguire per la  SP 6 per Ventimiglia;
  2. da Catania con l’autostrada A19 direzione Palermo, uscita svincolo Trabia, percorrere la Statale 113 fino a Trabia e proseguire con SP 6 per Ventimiglia, oppure uscita Termini Imerese – Statale 113 fino a Trabia e proseguire su SP 6 per Ventimiglia;
  3. da Messina con l’autostrada A20 direzione Palermo, uscita svincolo Trabia, percorrere la Statale 113 fino a Trabia e proseguire con SP 6 per Ventimiglia;
  4. da Palermo e/o Agrigento con lo scorrimento veloce PA – AG (SS. 121), svincolo per Baucina e proseguire per la  SP 6 per Ventimiglia.